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Studentessa suicida a Monte Sant’angelo

a cura di Vanessa Pierattini

L’Università a sostegno degli allievi che vivono in condizione di disagio


Un disagio sfociato nel suicidio. Questo è quanto è accaduto a Giada, la giovane studentessa della Federico II, che lo scorso 9 aprile, all’età di 26 anni, ha deciso di gettarsi nel vuoto dal tetto del complesso federiciano di Monte Sant’angelo. Il 9 aprile non era per la giovane un giorno qualunque, bensì la data che la ragazza aveva indicato a parenti ed amici come il giorno della sua seduta di laurea. Laurea che non avrebbe potuto, però, conseguire perché non in regola con gli esami. La morte della studentessa, oltre che emblema di un profondo disagio rimasto irrisolto, rappresenta una sconfitta per l’Università quale istituzione preposta alla formazione dei futuri professionisti, ma ancor di più una sconfitta per l’odierna società troppo spesso poco attenta e sorda alle difficoltà dei giovani sempre più fragili. Perché non si verifichino altre tragedie come quella che ha visto protagonista la giovane studentessa che ha deciso di porre fine ai suoi sogni, l’Università degli studi di Napoli Federico II, da oltre 20 anni, pone a disposizione degli studenti SInAPSi, il Centro Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti. 

Il Centro di Ateneo, aperto ad accogliere gli studenti che si sentono esclusi dalla vita universitaria a causa di disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) o difficoltà temporanee, ha come scopo favorire la partecipazione di tutti gli allievi alla vita universitaria.

“Il Centro ha tra le sue finalità prioritarie quella di accogliere le richieste d’aiuto provenienti oltre che dagli studenti, anche dal contesto accademicoe, in casi eccezionali, come quello che ha colpito la comunità federiciana nei giorni scorsi, anche le famiglie”, si legge sul sito dell’Ateneo.

Perché l’Università, oltre che luogo deputato alla formazione dei futuri professionisti, ha il compito di porsi anche quale centro di inclusione sociale. Un’istituzione, dunque, che sia capace di offrire agli studenti la possibilità di acquisire conoscenze e competenze spendibili nel mondo del lavoro, ma anche un’opportunità per accrescere la propria personalità, certi di poter contare su docenti che sappiano essere attenti e pronti ad ascoltare le loro esigenze.

Vanessa Pierattini

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